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Radiofrequenza: corpo più tonico, viso più giovane

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La RADIOFREQUENZA è uno dei tanti trattamenti innovativi, cerchiamo di capire insieme a cosa serve e quando è più adatta.I trattamenti per contrastare l’invecchiamento cutaneo sono infatti innumerevoli e ciascuno di essi fornisce risultati diversi e agisce su differenti componenti. La scelta di uno o dell’altro è dettata da numerose variabili: l’età in cui ci si sottopone al trattamento, il tipo di inestetismo che si vuole correggere, l’eventuale presenza di patologie della cute, o di altro tipo.
In particolare, la radiofrequenza rappresenta una tecnologia innovativa, efficace e non invasiva, che consente di effettuare trattamenti di ringiovanimento cutaneo, modificando la lassità dei tessuti stimolando l’azione rigenerante del collagene. I risultati ottenuti sono tali da poter parlare di lifting non chirurgico con risultati talora sovrapponibili al lifting chirurgico tradizionale, con il vantaggio di evitare al paziente eventuali rischi connessi all’intervento. Inoltre, scevra da effetti collaterali come la iperpigmentazione, può essere applicata in qualsiasi periodo dell’anno.
La radiofrequenza, approvata circa dieci anni fa’ dalla FDA per il solo trattamento delle rughe sottili dell’area perioculare, è oggi utilizzata in tutto il corpo, compresi braccia, addome, pancia e glutei, sul viso, sul collo e sul decolleté.

COME FUNZIONA LA RADIOFREQUENZA?

La radiofrequenza sfrutta il principio della legge di Ohm: un tessuto attraversato da una certa quantità di corrente elettrica in un dato intervallo di tempo pone una resistenza all’attraversamento, che prende il nome di “impedenza”, producendo energia termica e quindi surriscaldamento del tessuto stesso.
L’applicazione sulla cute produce una denaturazione delle fibre connettivali di sostegno sottocutaneo e quindi la sintesi di nuovo collagene da parte dei fibroblasti, con conseguente effetto di rimodellamento-riempimento dell’area trattata.
L’impedenza dipende dalle caratteristiche di conduttività del tessuto trattato, quali lo spessore del derma, la quantità di adipe, lo spessore e la geometria dei setti connettivali e degli annessi. Tessuti con maggiore impedenza, come quello adiposo, producono maggiore calore e di conseguenza maggiore effetto termico. Il calore prodotto sul derma superficiale e profondo e sul tessuto adiposo è costantemente monitorato e regolato in funzione degli obiettivi del trattamento, delle aree trattate, delle caratteristiche specifiche del derma. È possibile infatti intervenire sulla potenza di emissione e sul tempo di applicazione e verificare costantemente la temperatura raggiunta nell’area trattata.
Il calore prodotto si sviluppa tra i 3 e i 9 mm di profondità e determina un riscaldamento omogeneo circoscritto all’area trattata che può raggiungere anche i 55-65 gradi. Il metodo di rilascio dell’energia e l’applicazione di un gel sull’epidermide consentono di ridurre al minimo gli effetti collaterali e i disagi per il paziente (lieve bruciore), o piccole aree di eritema che regredisce in pochi minuti o poche ore.
L’effetto del calore consente di ottenere anche un effetto immediato, dovuto al riscaldamento del collagene che, come tutte le proteine, quando viene riscaldato contrae le proprie fibre, accorciandosi e determinando quindi un effetto tensore immediato, più o meno visibile a seconda dell’entità del problema che si sta trattando.
L’effetto indotto dal calore ha ovviamente un effetto anche sul microcircolo, che viene attivato, facendo di tale sistema anche un fondamentale complemento ai trattamenti per la PEFS (cellulite) e per tutti i trattamenti lipolitici, iniettivi e meccanici (cavitazione).