Dismorfismo: di cosa si tratta esattamente? Scientificamente si può così definire: “Il disturbo di dismorfismo corporeo si caratterizza per la presenza di una preoccupazione notevole o, comunque, francamente eccessiva nei confronti di un difetto fisico inesistente o considerato trascurabile dalla maggior parte delle persone.”
Una vera e propria ossessione che può arrivare a minare la tua serenità e che dunque non va assolutamente sottovalutata. Fai una prova: mettiti davanti ad uno specchio ed osservati con attenzione.
Cosa vedi esattamente? E come pensi ti vedano gli altri? Siamo cresciuti col mito della perfezione, inutile negarlo. Prima le favole, poi cinema e pubblicità ci hanno inculcato modelli tanto perfetti quanto fasulli.
Contenuto
Dismorfismo, cosa è?
C’era una volta una bellissima principessa dai lunghi capelli…
Regina: Mago dello specchio magico, sorgi dallo spazio profondo, tra vento e oscurità io ti chiamo. Parla! Mostrami il tuo volto!
Specchio: Che vuoi conoscere mia Regina?
Regina: Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?
Viviamo in una realtà che, inutile negarlo, spesso mette al centro del successo l’aspetto fisico. Nei rapporti interpersonali così come nel lavoro avere un bell’aspetto può essere un fattore imprescindibile. Finché si mantiene un buon equilibrio la cosa va anche bene. Il desiderio di piacere e piacersi non è da condannare a prescindere. E sicuramente non deve essere considerato come sintomo di una patologia! Il problema vero e proprio sorge quando la cosa ci sfugge di mano e diventa un’ossessione.
Specchio e immagine riflessa
La rivista Behaviuor Research and Therapy ha pubblicato uno studio molto interessante che tratta proprio la tematica dello specchio e dalla propria immagine riflessa.
Il risultato è davvero sorprendente! Si è verificato infatti che, anche chi ha una immagine positiva di sé, dopo un primo ed iniziale sentimento positivo, superati i dieci minuti di osservazione, entra lentamente in uno stato di ansia. Se passi troppo tempo ad osservarti arriverai a vedere dunque anche difetti che non hai.
C’è una seconda parte un po’ meno scientifica che afferma che, in determinati camerini, bastano 10 secondi per vedere difetti anche inesistenti.
Tornando alla serietà e provando a capirci qualcosa, da cosa è formata l’immagine che abbiamo di noi stessi? A livello celebrale si posso individuare uno SCHEMA CORPOREO ed una IMMAGINE CORPOREA.
Lo schema corporeo riguarda la propriocezione (o cinestesia). Si tratta della capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio. Coinvolge, come conseguenza, anche la capacità di contrazione dei muscoli di senza il sostegno della vista.
L’immagine corporea riguarda invece più la sfera emotiva e psicologica. In pratica è la somma tra come tu ti vedi e come pensi ti vedono gli altri. E’ un concetto un po’ astratto e in continua evoluzione. Si costruisce nel tempo e si arricchisce con le esperienze che affronti crescendo. Viene anche influenzata dall’ambiente in cui vivi. Succede così che, attraverso il corpo, andrai a ricercare l’accettazione puntando a rispecchiare i canoni di bellezza dettati dalla cultura in cui vivi.
Quando l’immagine idealizzata dettata dalla società e l’immagine reale di te stessa non combaciano può subentrare un forte stato di frustrazione o, addirittura, in alcuni casi anche in disturbi fisici o psicologici come ad esempio DCA (anoressia e bulimia). Il controllo ed il desiderio di accettazione diventano sempre più incontrollabili. Ed aumenta anche la fissazione verso dettagli fisici che vedi come difetti e ti impediscono di appagare il tuo desiderio.
Molto spesso ad un disturbo dismorfobico segue una esagerata attenzione a dettagli non veramente importanti del tuo aspetto fisico e il ricorso a trattamenti cosmetici o/e estetici anche molto invasivi. Perlando di dismorfismo, Scarinci e Lorenzini affermano
‘I soggetti con disturbo di dismorfismo corporeo perdono la visione d’insieme della propria immagine‘ mostrando ‘un’attenzione selettiva al dettaglio e al particolare e una difficoltà di sintesi‘. A questi si associano una forte tendenza all’autovalutazione negativa, perfezionismo, tendenza e illusione di controllo, evitamento, pensiero catastrofico, rimuginio, attenzione selettiva e polarizzazione degli scopi.’
Conferme e complimenti da parte di chi ti circonda non serviranno a nulla, tutto parte da te. E in questo caso, tu sei un giudice impietoso e davvero molto poco leale.
Come capire se soffri di dismorfismo corporeo?
Per uno specialista è semplice diagnosticare un disturbo dismorfobico. Ma come sapere se devi rivolgerti ad un professionista? Se sospetti di soffrire di DISMORFOFOBIA, prova a rispondere a queste semplici domande:
- Consideri reale e intollerabile un determinato difetto fisico e per te è legittimo cercare di eliminarlo in ogni modo?
- Sei costantemente preoccupata per difetti fisici che amici e parenti ti dicono inesistenti?
- Adotti spesso comportamenti ripetitivi o rituali come fissarti allo specchio, toccare la parte che ritieni ‘sbagliata’, ricercare rassicurazioni costanti?
- Sei vittima di atteggiamenti mentali come pensieri ossessivi, costante confronto con gli altri, convinzione di essere osservato e giudicato?
- La preoccupazione per il tuo difetto ti causa forte stress, ansia o calo del tono dell’umore?
- Sai di essere un po’ esagerata e che il tuo difetto non è proprio reale ma, nonostante tutto non riesci a scrollarti di dosso il disagio che ti porta?
- Anche quando capisci che il tuo difetto è trascurabile non riesci ad ignorarlo? Provi vergogna per il tuo comportamento e per come condiziona la tua vita di tutti i giorni?
- Anche se è difficile da ammettere, provi invidia nei confronti di persone che non hanno il tuo stesso difetto fisico?
Se ti ritrovi in questi punti (non necessariamente in tutti) il consiglio è di non sottovalutare la situazione e di rivolgerti ad uno specialista in grado di ascoltarti, capirti ed aiutarti. Ricordi? La tua immagine corporea cambia costantemente e si costruisce giorno per giorno! Puoi davvero lasciarti alle spalle tutte queste brutte sensazioni e tornare a star meglio.
Dismorfismo e fitness
Quando il disturbo dismorfobico interessa in particolar modo l’aspetto muscolare si parla di Dismorfia Muscolare o Vigoressia. La dismorfia muscolare si può definire come “la preoccupazione cronica di non essere sufficientemente muscolati”. E chi ne soffre convive con un costante senso inadeguatezza.
Si arriva addirittura a sviluppare una spiccata dipendenza dagli allenamenti. Associando spesso estenuanti sessioni di allenamento ad una dieta molto rigida. fisico (protratto per molte ore al giorno), unita ad un’attenzione eccessiva alla loro dieta.
Nei casi più gravi, il bisogno di allenarsi e non sgarrare con la dieta porta a veri e propri problemi sociali. Diventa difficile anche solo un’uscita a cena con gli amici. Si può addirittura rifiutare un avanzamento di carriera pur di potersi continuare ad allenare.
Anche in questo caso, il consiglio è quello di rivolgersi a personale esperto. Un buon personal trainer potrà darvi indicazioni precise e fornirvi strumenti diagnostici in grado di mostrarvi il reale percorso di crescita muscolare ma nulla potrà convincervi se il cambiamento non partirà dal vostro modo di vedervi.
I prima e dopo: meglio lo specchio o una foto?
Non so voi, ma io ho deciso di mettermi a dieta proprio guardando una mia foto. O, meglio, cercando una mia foto e scoprendo che le avevo sistematicamente eliminate o tagliate per non apparire. Aver compreso di essermi nascosta per tanto tempo fu uno shock! Ma mi diede anche la forza per cambiare. Eppure, un anno e mezzo e 30 Kg dopo, ancora mi capitava di guardare le mie foto e non riconoscermi nella persona che ero diventata. Ancora entravo nei negozi e chiedevo una XL sperando di entrarci.
Nuovo shock! Ma fu proprio in quel secondo momento di ‘crisi’ che iniziò un nuovo momento di consapevolezza che mi portò a perdere non solo peso fisico, ma anche mentale. Non sempre ma molto spesso essere obesi non è la causa dei nostri problemi ma la conseguenza…
Affrontare le paure che ci hanno ingabbiati per tanto tempo, imparare a volerci bene per quel che siamo e, perché no, anche per quel che vorremmo diventare, sarà il primo passo per una convivenza molto più serena con noi stessi prima ancora che con gli altri. Inutile raccontarci favolette, non siamo bellissime principesse ma possiamo essere comunque le protagoniste della nostra storia. Non è facile, può essere necessario chiedere un aiuto.
Ma ricorda sempre che te lo meriti e non devi provare nessuna vergogna o senso di colpa a chiederlo.
C’era una volta, ed ora non c’è più, buona nuova vita spartana.