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Cisti di Baker: cos’è e come incide sull’attività fisica

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Un disturbo relativamente comune che può creare problemi e dolore al ginocchio a chi svolge attività fisica costante: vediamo come e perché.

Partiamo da un concetto fondamentale: cos’è una cisti? Per “cisti” intendiamo una sacca contenente liquido, una sorta di nodulo sodo e tendenzialmente rigido, ma ben visibile sotto la pelle. La cisti di Baker, detta anche cisti poplitea, è una cisti che si forma sempre nella parte posteriore del ginocchio, da cui deriva il suo secondo nome: interessa infatti, la cavità – detta appunto poplitea – che congiunge il muscolo semimembranoso della coscia e il muscolo gastrocnemio del polpaccio.

La cisti di Baker può essere asintomatica o, al contrario, può procurare formicolii e dolore dietro al ginocchio che, a lungo andare, costringono a un’interruzione dell’attività fisica. Si riconosce abbastanza facilmente anche a occhio nudo, specialmente quando si distende l’articolazione: le sue dimensioni, di solito, non sono più grandi di quelle di una noce, ma in casi particolari può estendersi fino al diametro di una pallina da tennis.

Nella grande maggioranza dei casi interessa un solo ginocchio (rarissimi sono i casi di “bilateralità”) ma può accadere di sviluppare più di una ciste nello stesso punto. Non ci sono dati da cui si possa dedurre un’insorgenza più elevata in base al sesso; siamo invece sicuri della correlazione con l’età: non compare mai in età infantile, bensì solo da quella giovanile in poi, e può essere associata ad altre patologie che affliggono le articolazioni, specialmente se di natura infiammatoria (artrite reumatoide, osteoartrite…).

Cisti di Baker: le cause

La cisti di Baker si forma in seguito al riversamento di liquido dalla sacca sinoviale poplitea. Come accennato, spesso compare in associazione ad altre patologie infiammatorie: se però non si riscontrano anomalie nell’articolazione – che appare sana in tutte le sue parti – è possibile che la cisti sia dovuta semplicemente a uno scorretto passaggio del liquido articolare, una condizione che compare specialmente in atleti piuttosto giovani.

Con l’aumentare dell’età, la cisti di Baker compare sempre più in associazione a un trauma, a una patologia o come effetto collaterale di un’operazione chirurgica. Questo quadro si spiega molto più facilmente: un’articolazione lesionata, infatti, così come l’articolazione che soffre di patologie reumatiche o infiammatorie, tende a produrre molto più liquido sinoviale che in condizioni di normalità. È un meccanismo di difesa (il liquido favorisce i processi di guarigione dei tessuti circostanti) ma è anche un’arma a doppio taglio, che si risolve spesso nel riversamento del liquido nella cisti.

Ricapitolando, le principali cause della comparsa della cisti di Baker possono essere riassunte in:

  1. lesioni ai legamenti o all’articolazione, come in caso di fratture della rotula;
  2. infiammazione dei legamenti o dei muscoli che interessano la zona posteriore del ginocchio (ad esempio i muscoli del gastrocnemio);
  3. patologie già in corso che comportano una condizione infiammatoria, come le artriti e le altre patologie reumatiche;
  4. particolari situazioni legate al decorso postoperatorio al ginocchio.

Cisti di Baker: i sintomi nello sportivo

Abbiamo già accennato al fatto che, in alcuni casi, la cisti di Baker potrebbe non comportare sintomi evidenti, motivo per il quale spesso passa inosservata per molto tempo, finché non assume dimensioni ragguardevoli. Quando invece la cisti porta con sé anche manifestazioni sintomatiche, di solito esse sono rappresentate da:

  • gonfiore pronunciato;
  • dolore o fastidio;
  • mobilità limitata del ginocchio interessato dalla cisti;
  • presenza dei rumori tipici delle articolazioni (il cosiddetto “scroscio articolare”).

Se non si presta attenzione, inoltre, la cisti può rompersi e infettarsi, fatto che comporta infezioni locali, fuoriuscita del liquido contenuto nella cisti, limitate perdite di sangue. È importante, inoltre, trattare tempestivamente la cisti in modo da evitare la sua calcificazione ed eventuali compromissioni del sistema nervoso limitrofo.

Cisti di Baker: trattamenti e cura

Prima di ricorrere alla chirurgia, la cisti di Baker può essere trattata con metodologie non invasive che mirano a ridurre e far scomparire il gonfiore: tra queste, le più usate sono:

  • l’applicazione della tecarterapia, ovvero una terapia che agisce somministrando energia ai tessuti, in sessioni di almeno 10 consecutive;
  • uso di ultrasuoni, che utilizza le onde acustiche ad alta frequenza per stimolare il riassorbimento del liquido versato nella cisti;
  • l’applicazione di laserterapia, che può essere utile nel ridurre il diametro della cisti e, contemporaneamente, a trattare l’eventuale infiammazione.