Yoga per tonificare:
NAMASTE
Immagino che lo avete sentito dire spesso, e che vi sarete chiesti cosa vorrà dire. Letteralmente Namas significa “mi inchino”, con questo saluto si intende “Mi inchino a te” e deriva dal sanscrito namas (inchinarsi, salutare con reverenza) e te (a te).
Il senso è dunque quello di sottomissione all’altro, con totale umiltà, un po’ come l’etimologia del nostro Ciao, che si fa risalire all’antica espressione veneziana significante Schiavo vostro.
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Namasté – Come si fa?
Il gesto, Mudra (mudra sono gesti delle mani che hanno un importante effetto a livello energetico, servono a evitare la dispersione di energia dal corpo, indirizzandola dove è necessario), che accompagna il saluto Namaste, è il semplice atto che si compie unendo i palmi delle mani all’altezza del cuore e inchinando leggermente il capo.
Può essere eseguito anche portando le mani giunte di fronte al terzo occhio (lo spazio tra le sopracciglia), inchinando la testa in avanti e riportando le mani davanti al cuore. In questo caso simboleggia una forma molto profonda di rispetto. O oltre la testa a braccia tese per salutare il Divino.
Le mani giunte rappresentano la riunificazione di un cosmo apparentemente duale, la riunione di spirito e materia. Generalmente si considera che la mano destra rappresenti il lato divino e maschile dell’essere umano, mentre quella sinistra il lato terreno e femminile.
Portando le mani al cuore, il chakra si attiva e le sue qualità – la Pace, l’Amore, la Comprensione, la Misericordia, la Compassione, la Tolleranza, la Tenerezza ad esempio – hanno la possibilità di manifestarsi più intensamente verso la persona che salutiamo.
Cosa significa Namastè
Quello che si trasmette con questo saluto può essere così tradotto:
Io saluto e riconosco la divinità che è in te. Io saluto ed onoro la divinità che è in te, il Maestro che è in te. Ad indicare che il divino che c’è in me, riconosce il divino che c’è in te, per dire che in fondo siamo una cosa sola quando si vive con il cuore.
Praticando il Namaste riconosciamo che la persona che stiamo salutando è – come noi – figlio dell’Essere Supremo, che ha delle qualità divine come noi e che per questo lo salutiamo con profondo rispetto. Vuol dire unirsi spiritualmente a chi ci sta di fronte, riconoscendo la presenza dell’Anima di entrambi e la vera natura divina.
E’ un gesto di profonda condivisione, unito alla consapevolezza che in quel momento si è Uno con chi riceve il saluto e lo ricambia, e si è Uno con il tutto.
Anjali mudra
Questo mudra può essere utilizzato come pratica di meditazione rivolta a sè stessi, in questo caso viene chiamato Anjali mudra.
Añjali Mudrā, chiamato anche Atmanjali Mudra o gesto del saluto, in sanscrito significa “riverire benedicendo”
Benefici apportati:
- Ridurre stress e ansia;
- Calmare la mente;
- Aumentare l’elasticità delle mani, delle dita, dei polsi e delle braccia;
- Aprire il chakra del cuore.
Pratica Anjali Mudra
- Siediti in una posizione comoda, a gambe incrociate e con la schiena diritta, oppure in piedi con le gambe separate alla larghezza dei fianchi.
- Premi i palmi delle mani, l’una contro l’altra.
Assicurati che una mano non domini sull’altra, se ti rendi conto che esiste questo squilibrio, rilassa leggermente la mano dominante, senza però aumentare la pressione della mano più debole.
Le mani dovrebbero mantenere la forma del palmo concava, senza contatto. - Chiudi gli occhi e rilassa il respiro.
- Rilassa le spalle e il collo.
- Concentrati sulle sensazioni tra i palmi delle mani, cercando di percepire l’energia trasmessa.
- Genera una sensazione di gratitudine nel corpo.
- Sentiti grato per tutto quello che hai e per quello che ti ha portato ad essere ciò che sei.
- Puoi usare questo mudra all’inizio della tua pratica di Yoga, oppure come completamento di un asana meditativo.
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Daniela